Arte e rivoluzione sono parole che spesso hanno camminato insieme. E la carta è stata sovente il luogo privilegiato di questo incontro.
Cartoni, disegni, caricature, serigrafie, copertine, volantini, slogan, libelli, manifesti. Una produzione vastissima che ha vissuto una particolare fioritura proprio nei momenti storici di passaggio, mobilitazione, ripensamento della società e sogno collettivo. La Rivoluzione francese, la Comune di Parigi, il periodo fra le due Guerre mondiali e il Sessantotto nelle sue varie declinazioni sono solo alcuni dei contesti storici in cui gli artisti sono usciti dagli atelier per far fronte con i propri linguaggi e le proprie tecniche alle sfide dei tempi. Produzioni immediate e mosse da necessità pratiche: come i cartoni realizzati da Jaques-Louis David su commissione del Comitato di salute pubblica per screditare i nemici inglesi al tempo della Rivoluzione francese; la cartolina “Aidez l’Espagne” con cui Mirò ha raccolto fondi per la Resistenza antifranchista nella guerra civile spagnola; le serigrafie realizzate da Atelier Populaire a supporto delle manifestazioni del Maggio Sessantotto a Parigi, o ancora le memorabili copertine della rivista “Black Panther” con cui Emory Douglas ha dato forme accattivanti e popolari alle rivendicazioni dei neri d’America. “Fight-specific” è un termine coniato dall’artista lussemburghese Bert Theis per attraversare questa produzione all’incrocio fra arte e rivoluzione con una chiave di lettura aperta, che inciti alla ricerca senza imporre inutili forzature. Alla scoperta di un’arte non solo specifica al proprio luogo e al proprio tempo, ma anche e soprattutto alle proprie lotte.
Con un’esposizione estemporanea di poster realizzati dagli studenti di “Progettazione grafica” del prof. Mauro Bubbico al biennio di “Comunicazione, design ed editoria” dell’ISIA di Urbino: Giulia Bacchetta Francalanci, Deepa Mary Parapatt, Jacopo Undari, Marco Crivellaro e Lorenzo Boero.